Bisogna perdonare?
E chi perdonare?
E quando perdonare?
Ormai siamo stufi delle citazioni dai Vangeli delle persone spiritualmente ignoranti, che ogni ortodosso deve perdonare e perdonare, e ancora una volta perdonare i suoi nemici. Danno persino una cifra: fino a settanta volte sette.
Vediamo prima di capire, chi fossero i "nemici", e poi ci vediamo con il loro perdono.
Esistono tre tipi di nemici: personali, nemici della Patria e nemici di Cristo.
I nemici personali sono quelli che ci danneggiano personalmente.
I nemici della Patria sono quelli che rubano, depredano o conquistano.
I nemici di Cristo sono tutti i non ortodossi.
Alcuni potrebbero dire che ci sono i non ortodossi che non si sentono nemici di Cristo. Ma non è così. Quando viene data loro l'opportunità di fare o dire qualcosa impunemente contro Cristo, contro la Sua Chiesa o i Suoi figli, tutto ciò viene fatto. Li ferma solo la possibilità di punizione. Perché quelli che non sono con Cristo sono con il diavolo, e questo personaggio odia Gesù Cristo. Di conseguenza - anche i Suoi figli.
Tutti gli eretici appartengono anche ai nemici di Cristo, compresi i Gundyaeviti, cioè quelli che freguentano le chiese ecumeniche del falso patriarca Kirill Gungiaev e che commemorano durante la Liturgia l'eretico Patriarca Kirill. Anche loro sono nemici di Cristo, perché hanno tradito l'Ortodossia per motivi di accordo, di cosiddetta pace con gli ecumenisti - vuol dire, hanno tradito anche Gesù Cristo.
Quindi, ecco i tre principali gruppi di nemici - e dovremmo perdonarli tutti?
Cioè, perdonare Giudei, i traditori, i lupi travestiti da pecora, eretici che contaminano la Fede Ortodossa? O dovremmo perdonare i nemici della Patria quando l'attaccano, violano i suoi confini?
Voi stessi capite che questo è assurdo.
Forse il Santo principe Alexander Nevsky abbia perdonato i nemici della Patria combattendo contro gli svedesi sul Neva o i livoniani sul lago Ciudskoie? Forse il Sant'Ammiraglio Teodoro Ushakov perdonava i nemici della Patria, avendo vinto tutte le 43 battaglie a cui aveva partecipato, ed aveva affondato ogni singola nave del nemico che non aveva abbassato la bandiera? Forse la Santa regina Tamara aveva pietà di qualcuno quando ha massacrato i traditori turchi nel loro territorio con il suo esercito?
Per quanto riguarda i nemici della Chiesa, abbiamo le regole del Vangelo: "Dagli eretici dopo la prima e la seconda ammonizione, allontanati" (Tit. 3:10)
Cioè, il Vangelo ci insegna a non comunicare con quelli che avevano travisato l'Ortodossia.
Ma per quanto riguarda le persone di altre religioni, non cristiani, qui non esiste una tale istruzione di non comunicare, al contrario, tramite il S. Apostolo Paolo abbiamo il diritto alla condiscendenza, per il motivo che "altrimenti dovremmo uscire da questo mondo", cioè è impossibile per noi, vivere in un mondo senza avere conoscenze con persone che si sbagliano nella fede: "Vi ho scritto nella mia epistola di non immischiarvi con i fornicatori, ma non intendevo affatto con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari, o con i ladri, o con gli idolatri, perché altrimenti dovreste uscire dal mondo. Ma ora vi ho scritto di non mescolarvi con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un avaro o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un ladro; con un tale non dovete neppure mangiare. " (1 Cor.5, 9–10).
Il S. Apostolo Paolo afferma che dobbiamo interrompere la nostra comunione proprio con coloro che sono andati via dall'Ortodossia, con coloro che hanno peccato con il peccato mortale e non s'erano pentiti e non s'erano corretti.
Verso il resto della gente, potremmo essere meno scrupolosi.
Il S. Vescovo Philaret di Mosca (Drozdov) ha espresso molto bene questi concetti: "Sdegna i nemici di Dio, sconfiggi i nemici della patria, ama i tuoi nemici. Amen".
Bene, ed ora che abbiamo capito chi fossero i nemici di Cristo e i nemici della Patria, passeremo ai nemici personali ai quali ci viene comandato di perdonare fino a settanta volte sette:
" Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette»." (Matteo 18:21,22)
Bene, su questo, a persone superficiali si chiude la capacità di pensare - e continuano a citare e ricitare queste righe.
Ed è strano: bene, tutto è chiaro per i non credenti, ma i credenti che dovrebbero leggere e rileggere il Vangelo (come la Chiesa consiglia, ogni giorno almeno un capitolo), perché non notano che ci sono le CONDIZIONI di questo perdono, che sono stabilite nelle righe che seguono?
Nello stesso Vangelo di Matteo, nello stesso posto, immediatamente dopo queste righe c'è una parabola sul debitore, che il re voleva vendere lui, sua moglie e i suoi figli a causa del debito, ma perdonò il debito - perché? - poiché il debitore si pentì, chiese allo zar di aspettare, si inginocchiò di fronte a lui. E solo allora lo zar accettò magnanimamente non solo di aspettare, ma anche di perdonare il debito. E quando il debitore perdonato non ha perdonato l'altro debitore, che gli chiedeva di aspettare un pò, che è caduto anche ai suoi piedi chiedendogli di aspettare, che cosa ha fatto lo zar appena l'ha saputo? - anche dopo aver perdonato il debito, l'ha messo in prigione, il primo debitore, per ciò che non ha perdonato all'altro - quando l'altro ha chiesto perdono.
Cioè, non abbiamo diritto né di perdonare prima della richiesta di perdono, né di non perdonare dopo questa richiesta.
Nella parabola del figliol prodigo, anche il perdono del padre era causato dal pentimento del figlio, sebbene fosse leggermente preceduto da questo. Ma in questa parabola, il padre ha personificato il Padre Celeste, che conosce tutto in anticipo, poiché perdona coloro che stanno solo pensando di pentirsi e di chiedere perdono - perché lì, nel Regno dei Cieli, non c'è tempo.
Cioè, il perdono dipende dal fatto che il peccatore stesso chieda perdono.
Il Vangelo secondo Luca dice ancora più chiaramente di queste condizioni:
“State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca, rimproveralo; e se si ravvede, perdonalo. Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: "Mi pento", perdonalo”. (Luca 17: 3-4).
Non è fosse visibile chiaramente la particella SE ripetuta tre volte, e due volte in una frase si spiega che il perdono è dato solo alla persona che si pente, cioè chiede perdono.
Il Vangelo deve servire per noi come una legge immutabile nella vita, la cui violazione promette disgrazie sia sulla terra che disgrazie nell'Eternità. E quando violiamo arbitrariamente le prescrizioni del Vangelo, allora ci sorpassano i problemi e persino le tragedie.
E qualsiasi psicologo dirà che perdonare un criminale (cioè una persona che ha violato le leggi morali) quando questo criminale non chiede perdono e spesso, al contrario, insiste, considerandosi giusto o autorizzato a fare ciò che vuole - tale perdono porta DANNI sia al chi perdona sia al malvaggio. Perché sarebbe un'indulgenza al male. E se il male non si ferma, cresce.
(Prestare l'attenzione alle parole "rimproveralo" - vuol dire siamo obbligati a condannare il fratello, a spiegargli il suo sbaglio, perché lui potrebbe non capire che sta sbagliando).
Perciò il perdono senza pentimento, soprattutto se fossero numerosi gli sbagli, aggrava il peccato del peccatore, gli dà motivo di pensare che abbia ragione o che sia passato inosservato.
Potrete chiedere: "Ma come, ad esempio, il S. Serafino di Sarov ha perdonato i suoi assalitori, che l'hanno picchiato violentemente?" Ma il Beato Serafino, prima che fossero catturati, pregava per loro, e la sua preghiera era forte. Ch'e' stata l'ultimo goccia per gli assalitori, finchè s'erano pentiti. Ed è quello che era successo.
Alcune persone perdonano anche senza richieste di perdono dall'altra parte. Ma portano poi la punizione per questo sotto forma di ripetuti attacchi o tradimenti ...
Perdonano senza pentimento da parte dell'autore del reato, di solito, le persone poco intelligenti (che agiscono senza pensare alle conseguenze) o volitivi, dipendenti. Tutto ciò è anormale, in una persona.
Però è importante perdonare una persona nell'anima e non esternamente. Proprio questo è più difficile che perdonare a parole. Dopotutto, si può ascoltare una richiesta di perdono, dire: "Perdono", e nel cuore avere l'ostilità, il risentimento o l'inimicizia. Cosa fare, in questo caso?
Il mezzo più accessibile, più semplice ed efficace è la preghiera per l'autore del reato. Ma la preghiera non dovrebbe riguardare la salute dell'autore del reato, e nemmeno la sua prosperità, non che chiedesse perdono, ma dev'essere per i suoi pentimento e salvezza. Anche se non ci va. Anche contro noi stessi. Questa è l'impresa cristiana: desiderare la salvezza per tutti. È in questo che un cristiano si avvicina a Dio, poiché Dio "fa sorgere il Suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. " (Matteo 5:46).
E quando inizierete a pregare per il pentimento e la salvezza dei vostri nemici personali, tra poco tempo vedrete come il sentimento di ostilità lascerà il vostro cuore e vorrete davvero che la persona veda in quale abisso è caduta - e che si corregga. E questa correzione, ovviamente, sarà espressa nel riconoscimento del proprio peccato e nel pentimento per esso. Quindi la sua richiesta di perdono diventerà persino irrilevante per noi, perché dentro di noi l'abbiamo già perdonata da tempo, levandoci così il carico di sentimenti ostili - che ci schiaccia come una pietra.
Questo è il nostro lavoro interiore, la nostra crescita spirituale, la nostra liberazione personale dal sentimento peccaminoso di ostilità.
Ma perdonare esternamente senza una richiesta di perdono - è sbagliato (anche se è necessario tenere presente che una tale richiesta può essere non verbale - per esempio, quando un bambino si avvicina a sua madre con uno sguardo colpevole e l'abbraccia).
Persino il Buon Dio non perdona
peccati delle persone
senza il loro pentimento (confessione)!
Siamo migliori, più gentili o più intelligenti di Dio?
Elena V. Ruban, 09.04.2019, Grande Quaresima.