Dal libro di
Sacerdote monaco Hristodul Agiorita
(Agiorita, 1924-1993)
…Starez Paìssij consigliava cosa fare per ricevere la grazia di Dio…:
a) cercare di ripulire l’animo da ogni peccato ogni giorno;
b) bisogna acquisire la verità Divina, e non quella logica che proviene dalla mente, perché solo allora arriva la grazia Divina;
c) in tutto che farai, prima pensa se sarà gradito a Gesù Cristo, in base a questo fallo o non lo fare;
d) bisogna avere una totale ubbidienza al fine di poter parlarne poi agli altri;
e) se dici a qualcuno “no”, allora che sia “no”; se dici “sì”, che sia “sì”;
f) abbi presso di te e custodisci questo dono onorevole: cerca sempre come servire il prossimo e non sé stesso;
g) leggi il Nuovo Testamento ogni giorno per ripulire l’animo;
l) non guardare cosa fanno gli altri e non domandarti cosa e perché lo fanno;
Che il tuo scopo sia la purificazione dell’animo e la sottomissione totale della mente alla grazia Divina. A questo scopo fai queste cose: prega, impara, ripeta la preghiera di Gesù Cristo umilmente, ricordando che hai il bisogno assoluto nella misericordia di Dio, e, in poche parole, veglia sul tuo spirito.
Se lo farai, arriverà la grazia di Gesù al tempo opportuno, quando sa lei che deve arrivare. Ma perché venga, noi dobbiamo “suscitare” Gesù – con l’amore, con l’umiltà, perché solo così Lui dà la Sua grazia.” (pag. 47)
«…perché i pensieri storti allontanano da Dio» (Solomone 1,3)
Lo Starez ci esortava sempre di coltivare i pensieri positivi. Diceva però che non bisogna limitarsi solo con questo, cioè avere i pensieri positivi, perché grazie a questi il nostro animo si pulisce e rimane nudo avendo un solo vestito, la grazia Divina, che abbiamo ricevuto durante il santo battesimo. “Questo è lo scopo – ci diceva – che la nostra mente si sottometta totalmente alla grazia Divina. Gesù Cristo cerca una sola cosa, in noi, l’umiltà.
- Tutto il resto, lo darà poi la grazia Divina. Ma come una fase preliminare, dobbiamo imparare di nutrirci con i pensieri positivi, perché solo in questo modo piano piano veniamo avvicinati all’ultimo beneficio, a Dio, a Chi si deve ogni gloria, merito e adorazione. A noi invece appartiene l’umiltà della nostra presunzione da pavone.”
- Bisogna sempre vigilare e avere un costante dubbio nel fatto se le cose siano tali come le consideriamo. Perché quando una persona si occupa sempre dei propri pensieri e si fida di loro, ci mette del suo il diavolo per rendere la persona maliosa, anche se dapprima la persona sia buona di natura.
I Padri Santi non si fidavano dei propri pensieri, ma nelle più minime cose quando bisognava dare una risposta, si facevano d’obbligo pregare e digiunare per “costringere” la grazia Divina informarli sulla risposta gradita a Dio, e solo dopo aver ricevuto l’”annuncio”, davano la risposta.
Oggi noto che anche nelle cose più grandi, quando qualcuno sta facendo una domanda, lo interrompiamo e rispondiamo… provocando spesso risultati disastrosi.”
- Quasi tutti noi crediamo che i pensieri siano una cosa semplice e naturale, perciò ingenuamente ci fidiamo di loro. Ma non bisogna farlo né accettarli. Nella mente e nel cuore non dev’essere assolutamente nessun pensiero, né cattivo né buono, perché questo luogo appartiene solo alla grazia di Dio. Perciò dobbiamo mantenerlo pulito non solo dai pensieri, ma persino dalla minima librazione passeggera.
Ma non possiamo ottenere questo stato senza molto amore per Gesù Cristo e senza la nostra totale abnegazione per Lui! E umiliarci sarebbe naturale. Perché dopo che lo faremo, dentro noi riapparirà la grazia Divina che viene data solo agli umili: “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1°Pietro 5,5).
- Noi dobbiamo avere i pensieri buoni. Se non li abbiamo, allora anche se il nostro starez fosse S. Antonio il Grande e farà dei miracoli, lui non ci potrà aiutare. Guardate, quando il nostro Signore era sulla Croce, e ci sono stati quegli avvenimenti terribili… due malfattori Lo consideravano diversamente… Uno di loro, che era alla Sua sinistra, aveva una fabbrica di produzione dei pensieri malvagi: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!” (Lc. 23, 39). Lui, anche se abbia visto tutto (cioè i segni), non aveva messo nessun punto interrogativo, nei propri pensieri. L’altro invece, che aveva i pensieri buoni, guardate come si è ribellato: “Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» (Lc. 23, 40-42). E tutti e due avevano vicino a loro lo Stesso Dio Onnipotente per essere aiutati, ma uno ha impedito a Dio di aiutargli, mentre l’altro, anche se anche lui avrà fatto reati terribili ed è stato condannato giustamente, lui con il proprio pensiero buono “ha costretto” Dio di aiutarlo, e Dio gli ha detto: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc. 23, 43).
Perciò dobbiamo sapere, che lo stesso Dio “non può”, anche se vuole tanto, aiutarci nel caso se non abbiamo dei buoni pensieri…”
Guardando dall’altro punto di vista il tema dei pensieri, lo Starez dava molta importanza al fatto che “l’amore non sospetta il male”. Lui diceva, che “bisogna sempre, anche nei casi più disperati, non permettere ai pensieri maligni di entrare nel nostro animo. Chi sempre, in ogni caso, abbia la volontà di accostarsi al pensiero buono, lui non perderà niente e non avrà mai nessun danno. La vita di una persona, che si nutre dei pensieri positivi, è una festa continua. Assomiglia alla situazione - chi e quale macchina abbia, e che produzione, di conseguenza, fa. Quale materiale ci mette, in quella macchina, e dove si trova - non ha molta importanza. Ti farò un esempio perché capisci: se uno abbia una linea di produzione che produce le pallottole, e in questo macchinario lui metterà il materiale più buono, per esempio, l’oro, il suo impianto trasformerà questo oro in una cosa distruttiva, produrrà le pallottole d’oro distruttive; se ci metteranno l’argento, produrrà le pallottole d’argento, il ferro – saranno di ferro, l’argilla – saranno d’argilla… insomma, questa macchina, qualsiasi materiale le sarà dato, dal più prezioso al più economico, produrrà sempre le pallottole distruttive, perché è fatta così. Se, per esempio, trasformare questa macchina nel modo che producesse i vassoi con i bicchieri, e poi ci mettiamo dentro l’argilla, lei produrrà i vassoi coi bicchieri d’argilla, se sarà messo il ferro – i vassoi coi bicchieri saranno di ferro, l’oro – saranno d’oro etc.
Ti racconterò un caso che era successo con uno Starez di Capsala, forse sorriderai. Questo Starez aveva proprio una macchina come ho detto, che produceva solo i pensieri buoni e considerava le cose solo dal loro lato migliore in ogni caso. Lui vedeva solo le cose buone ed era cieco per le cose cattive. Una volta gli hanno fatto una visita i laici che hanno portato, per lui, un apparecchio di radio in regalo. Lo Starez l’ho preso in mano e lo studiava con stupore. Ha domandato dove sia stato fatto, in che paese, e gli hanno risposto che in Giappone. Mentre lui studiava l’apparecchio, i laici hanno visto che all’improvviso lui si era rallegrato e baciando la radio, ha detto:
- Gloria a Dio!
Allora i visitatori gli chiedono perché lui si è rallegrato e ha lodato il Dio, e lui ha risposto:
- Ecco, sono contento del fatto che anche i giapponesi siano diventati cristiani e mettono sulle loro cose il segno della Croce Vivificante.
Lo Starez aveva visto i simboli + e – ed ha interpretato loro come il segno della Croce. Questo Starez ha trovato una cosa positiva e ci si è fermato. Invece se avesse avuto l’inclinazione per i pensieri negativi, avrebbe potuto biasimare i visitatori per avergli portato una cosa inutile perché lui era un’asceta.
Lo stesso Starez, quando passava un aereo, ogni volta si faceva con devozione il segno della croce. Una volta qualcuno l’ha domandato:
- Gèronta (è la forma di chiamare i monaci sul S. Monte di Athos), perché quando vedi un aereo, ti fai il segno della croce?
E lui con la naturale devozione e semplicità ha risposto:
- Ma tu non lo vedi, figliolo, che lui abbia la forma della Croce Vivificante del nostro Gesù?
Ed anche in questo caso quel Starez, anche se avrebbe potuto incolpare gli aerei dei cattivi voli quando loro bombardano e uccidono, stava sull’immagine della Croce che aveva l’aereo, perciò il rumore e la vista dell’aereo erano per lui le cause che gli ricordavano la Golgota.”
Una volta dal p. Paissij era venuto un giornalista, nel quale non si fermavano i buoni pensieri, e lui vedeva tutto sotto cattiva luce. Lui ha cominciato ad assalire lo Starez con le domande su tante cose, e l’aveva rattristato. Dopo ciò fa ancora una domanda:
- Perché, Gèronta, Lei sta qui, lontano dal mondo, senza preoccupazioni, nel silenzio, e non va nel mondo che soffoca sotto il peso dei problemi?
Allora lo Starez, con un tono lievemente alzato, gli risponde:
- La tua macchina è guasta e produce solamente cattivi pensieri. Qualsiasi cosa vedi, o senti, lo interpreti malamente. Ora, mentre mi vedi qui, domandi perché non esco ad aiutare il mondo? Se ci andrò, allora dirai perché essendo un monaco, vagabondo per il mondo e non sto nel silenzio. Perciò ti dirò una cosa: vai ad aggiustare i tuoi pensieri ed allora vedrai che una cosa è il lavoro di semaforo sugli incroci di Atene, e l’altra cosa è il lavoro di faro sulle scoglie deserte.”
… A proposito di un laico che aveva cacciato via, lo Starez ha detto:
- Ho avuto da fare: non ascolta cosa gli dico. Viene, domanda e poi, dopo aver fatto cinquecento metri, torna indietro e fa la stessa domanda. Questo significa che lui ascolta in base al proprio pensiero e di conseguenza non capisce quello che gli dico, e lo dimentica.”
- I laici quando ascoltano e credono ai propri pensieri, diventano folli. I monaci invece si corrompono… Se uno si corrompe a causa del credere ai propri pensieri, per tornare in sé non ha nessun rimedio automatico e miracoloso. Per guarire bisogna, in primo luogo, fare la cosa più importante in assoluto - capire e sentire per bene lo stato pesante di corruzione, nel quale è caduto; in secondo luogo, bisogna pentirsi, confessare e smettere di ascoltare i propri pensieri, ed ogni volta raccontare di essi al padre spirituale; in terzo luogo, quando si diventa coscienti del proprio stato infelice, bisogna chiedere incessantemente nelle preghiere la misericordia Divina, affinchè ci grazia Gesù Cristo e ci dia la grazia Divina. Io non conosco nessun altro rimedio miracoloso, e ognuno solo con la umiltà può tornare in sé e salvarsi. Solo l’umiltà salva…”
- Quando l’anima vive negligentemente e non controlla i propri pensieri, essa costantemente è piena dei pensieri cattivi e impuri, ed allora la persona comincia ad avere dei gravi problemi psicologici, l’una più grande dell’altra. Ed alcuni di noi si trovano in questo stato ed hanno problemi, e non se ne accorgono, e non vanno da un sacerdote per confessare con umiltà la propria caduta, ma seguono le abitudini laici e vanno dagli psichiatri. Quelli li danno le pillole, ma non per risolvere i loro problemi – no, ma solo per farli dimenticare per un pò di tempo di essi. Ma questo non è un approccio buono, perché il problema rimane e quando finiscono le pillole, risorge e di nuovo tormenta l’uomo.
Perciò l’unica decisione può essere è sentire bene il nostro stato, confessare al sacerdote e umilmente fare quello che lui consiglierà.
Oggi il mondo va alla deriva e non sa cosa fare, ha perso ormai il volante dalle sue mani. E tutto questo succede perché nessuno vuole controllare sé stesso. Tutti vogliono vivere senza controllo, secondo le proprie volontà. Ma questa è una totale catastrofe, perché sì che Dio abbia dato all’uomo la libertà (cioè di essere libero fare tutto che vuole), però gli abbia dato anche la conoscenza che gli dà la possibilità di capire, che lui con la propria volontà non può ottenere assolutamente niente di buono: “Senza di me non potete far nulla” (Giov. 15,5); “Se dunque non potete far neppure ciò che è minimo, perché siete in ansia per il resto?” (Lc. 12,26).
Allora, quando l’uomo usa la propria libertà liberalmente, senza badare alla propria impotenza, lui si inganna. Tali persone guardano tutto e spiegano tutto in modo logico. Al posto della grazia Divina regna la logica, e perisce la mente umana. Questa è una cosa spaventosa.”
Oggi dico alla gente una cosa sola e chiedo ripetutamente di fare come segue:
a) sentire (capire) per bene il proprio stato lontano da Dio;
b) pentirsi di questo e
c) confessarlo con umiltà.
Perché oggigiorno la gente assume più che prima la suggestione diabolica e diventa indemoniata. Solo allora si libererà, quando farà quello che abbiamo detto prima.”
…Una volta abbiamo domandato lo Starez del problema che abbiamo incontrato:
- Gèronta, Lei ha detto che bisogna avere i pensieri buoni. Ma Le racconteremo un caso e vorremmo sentire cosa suggerirà rispondere. Arrivano alcune persone e raccontano: un sacerdote prende molto denaro per il lavoro, un’altro fuma e frequenta i bar, un terzo, si dice, sia amorale, ed insomma – criticano i sacerdoti e riportano le prove. A tali persone, cosa possiamo rispondere?
Allora lo Starez ci dice:
- Ho saputo dall’esperienza che in questa vita la gente si divide in due categorie. Non esiste una terza, ognuno sarà o nella prima o nella seconda.
Allora, una categoria delle persone assomiglia alla mosca. Ogni mosca abbia la seguente particolarità: vola e si atterra sempre sulle cose sporche. Per esempio, se nel giardino vi siano tanti fiori fragranti, mente in un angolo del giardino un animale abbia fatto escrementi, allora la mosca volando sopra dei fiori fragranti non si atterrà sul nessuno di loro. Solo quando vedrà escrementi, volerà giù, si atterrerà e comincerà a rovistarvi godendo della puzza, suscitata dal rovistamento, e non potrà più staccarsi dal esso.
Se tu l’avessi presa, e lei fossi in grado di parlare, e la domandassi se sappia dove siano le rose, lei ti avrebbe risposto che non sa cosa siano le rose. “Io, - avrebbe detto – so, dove siano le scariche, i toilette, gli escrementi degli animali, le mense, il fango”.
Una parte degli uomini assomiglia alla mosca. Questa è la categoria delle persone che si sono abituate a pensare e a cercare solo le cose cattive, senza sapere né volere mai stare nella bontà.
L’altra categoria delle persone assomiglia all’ape. La particolarità di un’ape è trovare ed atterrare su qualcosa di bello e dolce. Diciamo per esempio, che in un locale pieno di immondizia qualcuno abbia messo in un angolo il piatto con il lucum (il dolce tipico di Grecia - ndr). Se vi porteremo un’ape e la libereremo, l’ape sarà in volo finche non troverà il lucum e solo lì si fermerà.
E se tu l’avessi presa e l’avessi domandata dove siano le scariche, lei ti avrebbe risposto che non lo sa. Lei avrebbe detto: “Lì ci sono le ortensie, lì – le rose, lì le lille, lì – il miele, lì – lo zucchero e lì c’è il lucum”. E lei sarà l’intenditrice di tutto che ci sia di buono e dolce, e non saprà nulla delle cose sporche.
I pensieri buoni fanno pensare e vedere solo le cose buone. E lo Starez ha concluso:
- Io, alle persone che vengono da me e criticano gli altri, e m’infastidiscono, dico di questo esempio e propongo a loro di scegliere alla quale categoria vorrebbero appartenere, e di conseguenza determinare le persone che incolpano.”
Lo Starez continuamente sottolineava, che nella vita spirituale un pensiero positivo ha una grande importanza. Diceva che un pensiero santo pesa come un vespro sul S. Monte. E una volta ci ha raccontato un episodio.
- Una volta è venuto un tale per vedermi, e l’avevo accomodato in chiesa finchè abbia finito di confessare un’altro. Quando l’avevo chiamato, lui ha dimenticato sulla stassidia (sedile stretto di chiesa – ndr) le sigarette, ed io non l’ho notato. Nel frattempo era venuto ancora un uomo e l’ho chiesto di aspettarmi in chiesa. Lui ha visto le sigarette e quando l’avevo chiamato, mi ha domandato:
- Lei fuma, Gèronta?
- No, - dico – perché mi domandi?
- Ecco, ho visto nella chiesa le sigarette, per questo.
- Eh, beato te, le avrà dimenticate qualcuno che era venuto prima.
Allora, abbiamo parlato e lui se n’era andato. Poi è venuto un ragazzo, era per la prima volta. Lui ha bussato al ferro, e io sono uscito. Ho domandato cosa lui voleva, e lui mi ha risposto:
- Vorrei vedere lo Starez Paissij. Lui è qui?
Allora ho detto:
- No, è andato a Karea per comparsi le sigarette.
E il piccolo ha detto con semplicità:
- Va bene, padre, non ha importanza. Aspetterò qui il padre Paissij finchè torni.
E lo Starez ha continuato:
- Vedete la differenza del pensiero? Uno nella chiesa ha trovato le sigarette e non ha accettato un pensiero buono, ma subito si è accordato con il pensiero cattivo e con il sospetto. Viceversa, il bambino, nonostante gli avevo detto che fossi andato a comprarmi le sigarette, non ha accettato il pensiero cattivo, ma ha detto con semplicità: “Aspetterò lo Starez”. E non ha domandato: “Lo Starez fuma? Cosa ne fa, con le sigarette?”
Una volta è venuto un giovane che non aveva i pensieri buoni e mi ha chiesto di prenderlo in novizi. GIi ho spiegato: “Io non ho i novizi… etc”. Finalmente lui è andato in giro per i monasteri.
Dopo alcuni giorni, mentre sedevo nel cortile e mangiavo due pomodori senza olio tagliati nel piatto con un pezzo di pan secco, pensavo dei benefici di Dio per me. Pensavo, che Dio mi aveva regalato una bellissima casetta in un posto così bello, che mi possono invidiare molti ricconi che avrebbero voluto avere una casa simile per le vacanze. Che questa casa è mia, senza le spese o affitto da pagare ogni mese, e che per questi soldi le persone laiche devono sudare sette camici. Vedevo, che ogni giorno ho qualcosa da mangiare, e per averlo non devo lavorare nelle fabbriche. Che abito in un posto dove ci siano tanti fratelli molto buoni. Insomma, avevo i pensieri di questo tipo, ed alla fine ho avuto un pensiero, che ha suscitato in me i lamenti con le lacrime per la mia ingratitudine a Dio per tutto ciò che mi ha dato, e piangevo non essendo in grado di mangiare. Ed allora, mentre ero in quel stato, all’improvviso è venuto quel giovanotto che alcuni giorni prima voleva che lo prendessi in novizi.
Subito, perché lui non accorgesse che piangevo, mi sono alzato e sono entrato nella mia cella, portando con me il piatto. Lì mi sono calmato, mi sono lavato il viso e sono andato ad aprirgli.
E lui, in tentazione, mi dice:
- Ecco che, ah? E io lo consideravo un asceta! Mangiava la carne e appena mi ha visto, subito è scappato, perché non veda che faceva! Ora ho capito chi sei in realtà!
Io ho riso, non mi sono giustificato, ma mi sono meravigliato del fatto che lui abbia pensato in questo modo e coltivava i pensieri cattivi.” (pag. 50-69)
- Dalla qualità dei pensieri si vede lo stato spirituale di una persona.” (pag. 74)
- I pensieri sono come gli aerei che volano. Se non gli dai l’importanza, non ci sono problemi. Dobbiamo essere attenti perché non ci sia, in noi, un aerodromo, perché loro possano atterrare!” (pag. 76)
Lo Starez sempre categoricamente sottolineava, che una persona non ha il diritto dire “non posso”, perché si può dire solo “non amo” e “non voglio”.
Le persone prigioniere di qualche passione, quelle che dicono sempre che qualche forza impedisce loro di fare il bene, devono sapere che questa forza sia la loro forza, che esiste in loro e che è destinata all’amore, ma è stata deviata nella direzione sbagliata. E visto che loro amano le loro passioni, naturalmente non possono disfarsene, perché quello che ami, lo trattieni e non vuoi perdere.
Allora bisogna, odiando questa passione, trovare qualcosa di meglio…. perchè se non troveranno niente di migliore, non potranno aggiustare la direzione del loro amore, e per questo continueranno a soffrire.
(E’ stato riportato l’esempio di fumare):
- Non esiste “non c’è nessun modo”, fallo! Non abbandonarti ai pensieri che ti dicono che non lo potrai mai fare!
Lo Starez voleva infondere ad ognuno di noi il pensiero, che noi siamo liberi e se diventiamo gli schiavi di qualche passione, lo siamo diventati per la nostra volontà. E se perduriamo in questa schiavitù, lo facciamo di nuovo per la nostra volontà e per il nostro amore verso questa passione, perché noi vogliamo essere schiavi di essa.
…Se noi fossimo gli schiavi contro la nostra volontà, perché siamo stati costretti, allora perché Dio ci ha dato questi Comandamenti: “andate via da lì e venite qui”? (pag. 78)
- Tramite il santo battesimo nelle nostre anime è entrata la grazia di Cristo, e questo dono è lo stesso per tutti. Ma noi qualche volta pensiamo che il Santo Dio a qualcuno ne avesse dato di più e a qualcuno di meno, ma pensare così non va bene. Gesù Cristo ama tutti i Suoi bambini in modo uguale, ma non tutti i Suoi bambini abbiano l’uguale devozione. Quando una persona è devota e crede che la grazia di Cristo ci sia, nell’anima, dal momento di battesimo (e di conseguenza cerca di umiliare la propria volontà per far agire la grazia), allora noi vedendo la grazia in azione in quell’anima, pensiamo che a questa persona il buon Dio abbia dato di più della Sua grazia. La verità invece è nel fatto che la persona ama molto il Gesù Cristo e con la propria umiltà Gli permette di agire in essa e per essa.” (pag. 83)
- Chi per avere la fede e l’amore di Dio cerca miracoli, non ha la nobiltà.”
- Quando ero ancora un bambino e avevo l’animo puro, amavo moltissimo Gesù Cristo e, tenendo una croce in mano, andavo in giro per i boschi da solo, gioioso, cantavo e pregavo, e volevo diventare monaco.
Ma i miei dicevano, che prima deve crescere la barba, e si ridevano di me dicendo: “Se hai fretta, pettinati il mento e le guance per farla crescere!” Ed io ingenuamente ci credevo e mi strofinavo le guance!
Una volta quando ero in quel stato, ho incontrato nel bosco un mio compaesano, agronomo. Tenevo la croce e lui, quando mi ha visto, ha domandato: “Cos’è questo?” Io ho risposto: “La Croce di Gesù!” E quello, non avendo i pensieri buoni, mi ha detto: “Arsenio (era il mio nome nel mondo), sei stupido! Non ci credere! Il Dio non c’è. Tutte le religioni sono stati inventati dai popi. Noi siamo l’evoluzione di scimmie. E Cristo era un uomo comune”.
Me l’ha detto, si è alzato ed è andato via. Allora nella mia anima ingenua questo pensiero guasto del giovane agronomo ha fatto una grave devastazione, e lei si è coperta dei nubi neri.
Lì, nel bosco, solo-soletto, ho cominciato a lottare contro i pensieri cupi. “Forse, - mi diceva uno, - il Dio non esista e tu credi invano, o forse sia così… o forse sia colà…” Allarmato, ansioso e sconvolto, chiedevo, in quel stato, che Gesù Cristo mi mostrasse qualcosa per mantenere la mia fede, però non ho ricevuto niente.
Stremato da quei tormenti, mi sono sdraiato per riposare. E in quell’istante, nel mio animo allora puro, è entrato un pensiero pio e buono e mi ha detto: “Smettila! Cristo, che era venuto sulla terra, era la persona più buona e più santa che ci sia. Nessuno mai abbia visto, in Lui, niente di cattivo. Allora, ci sia il Dio o non ci sia, non sono affari miei. Io, in base al fatto che Gesù Cristo era il migliore fra quelli che vengono sulla terra, e non conosco nessuno migliore, cercherò di somigliare a Lui e di avere l’assoluta ubbidienza a tutto ciò che dice il Vangelo. E poi, se sarà necessario, darò per Lui e la Sua bontà la mia vita!”
In quel momento si sono risolti tutti i miei pensieri turbanti e la mia anima si era riempita di nuovo di gioia immensa, perché la forza del pensiero buono ha fatto scappare via tutti i pensieri dubbiosi. E solo dopo che io abbia riacquistato la fede decidendo di amare Gesù Cristo per quanto mi sia possibile, solo ed unicamente per il pensiero santo, solo allora è venuto il miracolo dal cielo, che ha confermato tutto, che il pensiero buono mi aveva suggerito. Allora ho pensato: “Che venga uno per dire che il Dio non esista!”
Ho domandato lo Starez con curiosità che miracolo abbia visto allora nel bosco. Lo Starez era in difficoltà e ha risposto che non lo poteva dire. In questo modo mi ha insegnato che non va bene cercare i miracoli, ma bisogna accontentarsi della devozione e della fede, perché queste siano le chiavi che aprono le porte del cielo. Più tardi però lo Starez aveva raccontato che aveva visto il Signore.
- Un buon cristiano non fa le azioni buone per sé stesso, per esempio, per ricevere il regalo, il ringraziamento, oppure, per non andare all’inferno, oppure per andare in paradiso. Lui fa le azione buone solo ed unicamente perché preferisce il bene al male. Tutto il resto è la conseguenza del bene che viene nell’animo quando lo meno aspetti. Solo a questo patto il bene è nobile (cioè è vero). Altrimenti, sarà come al mercato: “Io farò questo e tu mi dai quello!” oppure: “Cosa mi darai se farò così?” (pag. 85-87)
Nel giugno 19… nel giorno della memoria di S. Paissij lo Starez mi ha invitato a fare la Liturgia alla 1.30 di notte.
Quando la Liturgia era finita (noi eravamo in due, perchè lo Starez aveva detto agli altri di non venire per poter festeggiare in modo modesto), noi ci siamo seduti a festeggiare. Ed allora lo Starez, cercando continuamente di darmi i dolci, riportava bellissimi esempi della verità Divina.
- Dio – diceva lui – non ci ascolta mentre preghiamo, e questo succede perché siamo in errore. Viviamo, giustifichiamo i fratelli e poi facciamo i Vespri. Mah! Sprechiamo le nostre pile inutilmente! Perchè Dio non ci ascolterà finchè non ci aggiusteremo.
Ognuno guardi sé stesso e lasci stare gli altri. Altrimenti Dio non ci vorrà ascoltare. Ma se noi abbiamo la verità Divina e amiamo Dio ed i nostri fratelli e ci mettiamo all’ultimo posto, allora Dio, è una cosa spaventosa, ci guarda e si prende cura di noi.
Quando ero in guerra, una volta siamo stati circondati dal nemico, ed io ho trovato una fossa e ci sono entrato. Ma la fossa era piccola. Il nemico però ci sparava senza pietà, ed eravamo in gran pericolo. Vicino passava di corsa un soldato e dice: “Arsenij, ci entrerò anch’io?” Ma la fossa era piccola, e noi non ci stavamo dentro tutti e due. Dalla paura di essere ferito, lui si è agitato e mi ha espulso fuori dalla fossa. Subito arriva un altro e tremando chiede di fare entrare anche lui. Ho detto: “Entra!” Ma quando lui era entrato, io ero del tutto all’aperto. Una pallottola è passata sopra la mia testa ed ha rasato i miei capelli in modo che sulla testa era rimasta una striscia senza capelli. Ma la pelle neanche si è arrossata!
Vedi – se non pensi di tè stesso e pensi degli altri, ti custodisce Dio!” (pag. 97-99)
- Quando crediamo a Dio e ci fidiamo della Sua paterna provvidenza per noi, allora non bisogna preoccuparci del tutto, ma credere fermamente che Dio sa tutto di noi, dal più piccolo problema – della caduta di un capello dalla testa – fino al problema più grande. L’unica cosa che dobbiamo volere è che agiscano l’amore e la provvidenza Divina come e quando Lui vuole. Quando uno abbia la fede calda e la predisposizione calda dell’animo, allora vedrà i miracoli e lo Stesso Dio, che sono sempre con lui, in ogni caso. Per aver questo bisogna rinnegare qualsiasi aiuto laico e la speranza umana e dedicare la mente a Dio con la speranza, senza esitazioni e con il cuore puro. Allora arriva la grazia Divina all’istante e copre l’animo.
Quando uno abbia l’unico scopo – il Regno dei Cieli e l’acquisizione della verità Divina – e Dio non dice le bugie e darà all’animo tutto il necessario.
Alcune persone però hanno un pensiero errato: pensano che possano avere tutte le preoccupazioni del mondo e delle cose materiali e contemporaneamente aspettano aiuto da Dio. Loro fanno male. Se Dio avesse aiutato quelli che pensino in questo modo, Lui sarebbe stato il loro nemico, perché tali condizioni avrebbero portato le persone a perdurare nell’amore laico.
A tali persone Dio aiuta con il lasciarli cadere nelle tentazioni, e loro, attraverso le difficoltà, cominciano ad odiare quello che amavano e tornano con il cuore al Dio. Dio pensa ugualmente di tutte le persone – sia delle buone sia delle cattive: “Poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5, 45). Esiste però una differenza: per i giusti la provvidenza Divina è costante e chiara, mentre per gli ingiusti sembra che sia casuale e persino che non esista!” (pag. 102)
- Dio non vuole che la Sua creatura soffra. Ma vengono date le tentazioni per il perfezionamento. Quando una persona diventa perfetta, le tentazioni finiscono.” (pag. 128)
Lo Starez concentrava tutta la vita spirituale di ogni cristiano sull’ottenimento della umiltà. Lui diceva in modo caratteristico:
- Dio ama moltissimo ogni persona, sa perfettamente i problemi di ognuno e vuole aiutare prima dell’arrivo di una richiesta. Siccome per Dio non esistono le difficoltà, Lui è onnipotente, nel caso umano Lui incontra l’unica difficoltà! Insomma, la difficoltà che incontra Dio, e ripeto che sia l’unica, è che Lui “non può” aiutare finchè l’animo umano non diventa umile. Allora il buon Dio “si rattrista”, perché vede come la Sua creatura soffre e Lui non la può aiutare, perché tutto che Dio può offrire guasterà la persona orgogliosa ancora di più.” (pag. 131-132)
Una volta alcuni giovani che non frequentavano la chiesa, hanno fatto una visita a Starez. Loro hanno sentito di lui ed erano venuti per curiosità. Lo Starez gli aveva accolto come al solito, gli aveva offerto il lucum con l’acqua e si è seduto per ascoltare, cosa loro volevano. I giovani hanno detto: “Geronta, vorremmo che tu davanti a noi facessi un miracolo perché crediamo in Dio”. Lo Starez ha detto: “Aspettate un po’”. E’ entrato nella cella, ha portato un coltello ed ha detto allegramente:
- Sedevi in riga, mi troncherò le teste e ve le rincollerò miracolosamente! Solo scostatevi l’uno dall’altro, per non scambiare dopo le teste!
I giovani si sono ribellati subito ed hanno detto:
- No! Facci qualche altro miracolo!
Allora lo Starez si è seduto accanto ed ha detto:
- Se Dio avesse voluto che tutti diventassero credenti grazie ai miracoli, questo sarebbe stato molto facile da fare, perché con un'unica azione fatta in tutto il mondo Lui avrebbe fatto tutti credenti. Ma Dio non vuole che il popolo diventi credente grazie allo stupore dalla Sua forza onnipotente, ma vuole essere amato per l’amore che ha verso le proprie creature.
Nessun miracolo Dio fa per mostrare la Sua forza e per acquistare in questo modo i propri sostenitori. Lui fa i miracoli solo nel caso quando bisogna ricompensare l’impotenza umana. Vi dirò un esempio perché capite quello che vi dico.
Se, per esempio, ci troviamo in un deserto e bisogna spaccare una pietra, noi cerchiamo un’altra pietra con la quale cerchiamo di spaccare quella prima. Ma se non ci riusciamo, chiediamo il Dio ad aiutarci, e Lui lo fa. Ma bisogna sapere con questo, che quello che noi possiamo fare con la nostra forza umana, noi lo dobbiamo fare con l’umiltà. E solo quando non riusciamo fare “umanamente”, solo allora ricorriamo al Dio.
Ascoltate un altro esempio: se abbiamo una malattia e vogliamo guarire, dobbiamo andare dai dottori, e solo quando loro non potranno più far nulla, allora bisogna ricorrere al Dio perchè faccia il Suo miracolo.” (pag. 149-150)
- Siccome non ti interessi delle cose spirituali, non sai niente della vita spirituale. Nel frattempo quante ci sono, le testimonianze dell’esistenza dell’inferno e del paradiso. Loro sono vissuti dall’animo, loro sono gli stati dell’animo, e non sono un posto con la pentola ed il fuoco. Ti dirò un esempio affinchè capisci cosa intendo.
Ora, diciamo, stai dormendo e stai vedendo un sogno. Vedi che vai da qualche parte e rubi. Subito dopo nel tuo animo entra la paura – se qualcuno ti avrà visto? All’improvviso vedi la gente che cerca di acchiapparti. Allora corri, tremi, temi di essere catturato ed ucciso, hai soffocamento, ansia e pensi come fare a scappare più lontano possibile. All’improvviso vedi che sei circondato. La tua anima è piena di disperazione, di vergogna, di orrore davanti a quello che ti faranno; ti copri del sudore freddo e tu giri nel letto come una trottola. In questo stato ti svegli e vedi che tutto era un sogno, incubo. Allora cominci piano piano a calmarti ed a tornare in te.
Tutti questi stati hanno vissuto la tua anima e la coscienza, e ci sono stati alcuni stati dell’inferno minore, cioè dello stato cattivo di animo e di esperienza. L’anima è stata devastata dalla paura, dal tremore, dall’ansia, dal soffocamento, dalla disperazione e dalla frustrazione.
Insomma, l’inferno non è le pentole dove si cuociono le anime, ma è lo stato nel quale ci sarà l’anima dopo che si staccherà dal corpo. Allora quando vedrà la verità, soffrirà tremendamente per il fatto di non aver creduto in Gesù Cristo sulla terra e in tutto ciò che Lui diceva dell’altra vita. In corrispondenza a quello che faceva sulla terra, l’anima proverà i rimorsi della coscienza nella misura molto più grande, e rimarrà in quello stato cattivo di paura, soffocamento, tremore, vergogna etc. – e tutto questo corrisponde all’inferno.
Analogicamente succede con il paradiso. Diciamo, ora tuo figlio che ami molto è da tanto tempo naviga con una nave. E nel sogno all’improvviso vedi che lui era tornato. Allora con la gioia e l’amore indescrivibili corri da lui, lo abbracci e lo baci. E mentre il tuo cuore è pronto a saltar fuori dalla gran gioia, ti svegli e vedi, che quest’era un sogno, e deluso torni nello stato di prima. Tutte queste emozioni che aveva provato l’anima, erano alcuni momenti che assomigliano alla permanenza in paradiso, cioè l’anima si era riempita di amore e di gioia.
Vorrei mostrarti con questi esempi che sia il paradiso sia l’inferno – esistono. Cominciano in dose minime già in questa vita e si avverano nella loro totalità nell’altra vita. Tali stati esistono nell’anima in conformità al suo contenuto. Se l’anima abbia i rimorsi della coscienza, la paura, il tremore, la desolazione, l’odio, l’invidia, la gelosia, la calunnia etc., si può dire che quest’anima sia entrata nell’inferno ancora essendo sulla terra. Se invece nell’anima regnano l’amore, la gioia, la bontà, la speranza, la fede, la continenza, l’umiltà etc. – allora l’anima si trova nella “zona” del paradiso.” (pag. 153-154)
- Vuoi portare qualcuno lontano da Dio? Dagli sempre e di continuo tutte le cose materiali. Eh, lui dimenticherà tutto, Dio compreso.” (pag. 160)
Lo Starez diceva che nel mondo non c’è niente di cattivo. Tutto è stato creato Dio, e lo Stesso Dio ha visto che tutto “è bello”.
Il male è l’errato uso delle cose che Dio ci aveva regalato per il nostro bene.
Non c’è il male nel fatto che qualcuno abbia molti soldi, ma il male è che lui sia avaro. Non è il male la droga, quando viene usata per calmare il dolore del cancro, ma diventa il male quando viene usata per altri motivi. Il coltello, quando viene usato per tagliare il pane, è uno strumento molto utile. Ma quando lo usano per uccidere, diventa uno strumento della morte. Nell’ultimo caso non il coltello sia il male, ma l’intenzione dell’omicida.
Insomma, dobbiamo usare le cose secondo il loro senso diretto e l’utilità naturale delle cose, e non invertita.
Nei casi di bisogno, perché siamo deboli, se abbiamo alcune passioni, dobbiamo persino evitare le cose. In questi casi bisogna tenere nella mente, che ci allontaniamo da loro non perché loro siano cattivi, ma perché dentro noi ci sia una intenzione malata che ci impedisce di usarle nel senso diretto a cui sono destinate.” (pag. 164)
- Non cercare di capire le Sacre Scritture logicamente. Lì non c’è il posto per la logica. Tu leggi, e qualcosa capirai. Quando ti sarà utile, te lo aprirà Dio. Anch’io leggo qualche volta e non ci capisco niente. Capisco solo che ci è scritto qualcosa di molto buono. Però, si vede, che questo buono ora non sia per me, e lascio stare.
E’ molto importante fare quello che capiamo, e noi oggi abbiamo la predisposizione allo studio. Nelle nostre case ci sono grandi biblioteche, noi prendiamo in mano la “Filocalia”, ma poi in pratica non facciamo niente! Un musulmano qui, a Frakia, in un giorno ha letto tutto il Vangelo, si è accalorato e, perché era benevolente, ha creduto, dal Vangelo, che Gesù Cristo è il vero Dio. Però da tutto il Vangelo lui ha capito tre sole cose – che è necessario:
a) amare Dio e pregare Dio sempre per ottenere l’aiuto,
b) amare il prossimo, e
c) sopportare tutto che capiterà, per il beneficio del proprio animo. Lui ha capito solo questo, ma è andato, si è battezzato ed ha cercato di mantenere queste tre cose che aveva capito.
Hodzà ed altri musulmani, tra cui i suoi genitori, quando hanno capito che lui era diventato un cristiano, gli hanno dichiarato la guerra e non gli davano tregua. Ma lui ha messo in atto tutte e tre le cose che aveva capito. Pregava spesso Dio, amava il prossimo e pazientava. Di conseguenza i musulmani si meravigliavano della sua bontà ed hanno cominciato a credere in Cristo ed a battezzarsi. Così lui ha aiutato sia sé stesso che gli altri.” (pag. 171)
Ad un visitatore lo Starez ha detto:
- Noi tutti dobbiamo pagare le tasse stabilite dallo Stato. Se non pagheremo, ci saranno due grandi mali. Il primo è che la nostra patria “cadrà” economicamente e saremo costretti dipendere dagli altri paesi che ci comanderanno e faranno tutto, con il nostro paese, che vorranno.
Il secondo male è che se non pagheranno tutti, allora pagheranno solo le persone oneste e sinceri e saranno costretti pagare anche per gli altri che non pagano. Perché lo Stato abbia bisogno di soldi in ogni caso, perciò è meglio pagare tutti e di meno, altrimenti lo Stato metterà tutto il peso delle tasse sui patrioti, e loro porteranno tutto il peso.
Il Signore nostro, volendo mostrarci che bisogna pagare le tasse, nonostante era Dio Lui Stesso, ha pagato la tassa a Gerusalemme… (Matteo 17. 24-27). L’apostolo Paolo dice la stessa cosa nella sua Lettera ai Romani (XIII)…” (pag. 173)
- Il monaco deve dispregiare sé stesso e la propria cella, anche la sua vita, a favore degli altri. Ma se uno sia il padrone di famiglia, non lo deve fare, perché ha una consorte e i bambini ed è obbligato, per legge di Dio, curare prima di tutto la casa, e solo quello che avanza, può dare agli altri.
Il padre e la madre porteranno il peso della responsabilità, se trascureranno i propri figli e non penseranno del loro avvenire.
Quando il padre e la madre lavorano ed accumulano un poco di soldi e li mettono “sotto il materasso”, per costruire una casa per figlia oppure per aiutare i figli nelle cose più importanti, questo non è il peccato, anzi, sono obbligati a farlo. Perché i genitori che non pensano dei loro figli sono i genitori storti e risponderanno per questo. Il peccato è quando il denaro viene accumulato per la passione, per l’avarizia, a causa dell’assenza della fede nella provvidenza Divina…
La previdenza dei figli da parte dei genitori è necessaria. Se bambini vengono abbandonati e non ricevono aiuto dai genitori, in tal caso avranno l’aiuto Divino. Ma i genitori saranno condannati per il fatto di aver lasciato figli senza aiuto.
I genitori devono vivere in modo cristiano e controllare il proprio comportamento, perché i bambini fin dai piccoli, anche quando non parlano, cominciano, come i computers, a scrivere nella loro memoria tutto che vedono e sentono a casa. E se vedono i loro padri e madri a fare la zuffa, gridare, offendere l’un l’altra, se sentono i discorsi maligni, i bambini, come il nastro pulito, memorizzano tutto, e quando cresceranno, avendo l’eredità degli stati passionali dei genitori, cominceranno anche loro a bestemmiare ed offendere esattamente con le parole che avranno sentito dai genitori. In questo modo loro ereditano tutti gli stati peccaminosi e quando più tardi capiranno il loro errore, ci vorrà tanto sangue per liberarsene” (pag. 176-177)
- Chi si renderà conto del proprio errore avrà fatto la metà, ma il gran bene, quando lui sentirà anche la propria impotenza. Chi si renderà conto anche della propria impotenza è migliore di quello chi avrà vissuto da un asceta, e non la sente.” (pag. 183)
- Qualche volta succede che un fratello lotta contro un centinaio di nemici (demoni) e ci si oppone valorosamente, ma qualche volta permette Dio che lui cada. Allora il fratello, naturalmente mortificato, dice: “Morirò incorretto, nel peccato!”
Allora questa piccola caduta diventa per lui la causa di umiltà, e lui di conseguenza viene inondato dalla grazia Divina. Noi invece vedendo solo la sua caduta lo giudichiamo – e veniamo condannati, e cacciamo via la grazia.” (pag. 185)
- I segni del pentimento veramente profondo sono come segue:
a) il senso della povertà spirituale;
b) un senso forte del conforto e della speranza nella misericordia di Dio;
c) l’assenza della paura.” (pag. 186)
- I maghi (sensitivi) non hanno nessun potere, e le loro piccole energie diaboliche non “acchiappano” i cristiani. “Acchiappano” solo quando: a) non c’è la confessione cristallina, e b) quando avranno offeso qualcuno – in questi casi i cristiani danno il potere al diavolo.” (pag. 187)
- Dio pazienta con tutti. Perciò anche noi dobbiamo pazientare con tutti… Molti peccatori si sono salvati solo perché non giudicavano gli altri (ed avevano il senso della propria peccaminosità).” (pag. 188)
- Gloria a Dio! Gloria a Dio! Gloria a Dio! Con la glorificazione di Dio annegano tutti i demoni.” (pag. 190)
- Noi dobbiamo essere sempre in vigilia: per non sparlare degli altri, per non essere curiosi e per non guardare dove possiamo ricevere benefici a spese di qualcun altro.” (pag. 193)
- Se “si addormentano” i bambini piccoli, loro vanno dritto nel paradiso perché assomigliano agli angeli. E quando, a loro volta, muoiono i loro genitori, questi Angiolini li accolgono con i lumi accesi. E viceversa: quando un bambino cresce e sceglie la strada storta, allora anche i suoi genitori hanno un danno.”
- I genitori che abbiano dei bambini poco sviluppati o Dawn, non devono rattristarsi, perché i loro bambini sono già salvati. Bisognerebbe persino rallegrasi del fatto che loro vanno in paradiso senza alcuna difficoltà. Cos’altro vogliono, per i loro bambini, quando a loro è già assicurato il paradiso? Se guarderanno in questo modo spirituale le cose, avranno tratto sia il beneficio, sia la ricompensa spirituale.”
- Quando sento che i cristiani dicono: “Mio padre è morto”, e piangono, mi rattristo per il fatto, che non possono credere e capire, che la morte sia il semplice passaggio nell’altro tipo della vita.” (pag. 194)
- Quando l’uomo nelle tentazioni, negli stati e situazioni difficili, nei vari problemi mostra la pazienza, Dio trova per lui le decisioni migliori. Perciò bisogna in tutto mostrare l’ubbidienza e rassegnarsi, cioè sopportare tutto senza lamenti in modo che la grazia Divina faccia il suo corso. Per questa ragione ci rassegniamo e non facciamo niente, lasciando agire la grazia Divina.” (pag. 198)
- Oggi i manicomi e le prigioni sono strapieni, perché mancano dei buoni padri spirituali.” (pag. 199)
- Quando qualcuno sia indemoniato, oppure sia stato ammaliato, non bisogna prenderlo per la mano e portare in giro per le chiese. Bisogna trovare un padre spirituale esperto e sapiente, che sia in grado per la grazia Divina di aprire la causa, per la quale il malato sia caduto nella schiavitù delle forze maligne, ed allora dirà, cosa bisogna fare in nome di Dio, per liberarsene.” (pag. 200)
Un pomeriggio sono sceso dallo Starez. In quei giorni nella mia anima era entrato un pensiero corrotto derivato dall’esercito della poca preghiera che cercavo di eseguire. Avendo raccolto un poco la mia mente di solito vagabonda, certamente, ho cominciato a “vedere” le cose nella luce un poco più pulita. Però non avendo l’umiltà pensavo che finalmente avessi “visto qualcosa diversamente da tutti”, ed anch’io faccia qualcosa…
Avendo tali pensieri ho visitato lo Starez e gli ho raccontato tutto. Lo Starez non ha risposto più niente a quello che gli ho aperto, ma ha cominciato a raccontare:
- Ieri un fratello mi aveva parlato, e mi sono ricordato una storia che racconterò anche a te.
Quand’ero a Katunaki, una notte durante la veglia che facevo nella mia cella da solo, circa alle tre del mattino, ho sentito una gioia celeste. Contemporaneamente la mia scura cella dove regnava un solo lume tremante della candela, ha cominciato a riempirsi di una luce azzurrina molto bella. All’inizio questa luce era molto forte. Poi ho capito che i miei occhi “erano in grado” di sopportarla. Questa era la Luce non creata! Ci sono rimasto per molte ore perdendo il senso delle cose terrestre, e vivevo nell’altro mondo, quello spirituale, che è totalmente diverso dal nostro.
Allora, vivendo in quel stato e ricevendo tramite la Luce non creata varie esperienze spirituali, ho passato molte ore senza accorgermene del tempo. Ma ecco, alla fine la Luce non creata ha cominciato ad andarsene, e mi sono ritrovato. Ho sentito la fame ed ho mangiato un pezzo di pan secco. Ho sentito la sete e ho bevuto un po’. Ho sentito la stanchezza e mi sono seduto. Mi sentivo un animale e rimpiangevo il fatto di assomigliare in tutto a una bestia. Quest’unica umiltà era nata in me grazie allo stato che appena avevo sperimentato. Dallo stato spirituale sono passato subito nell’altro stato e, vedendo la differenza, sentivo ripugnanza per me stesso. Allora, sono uscito fuori e mi è sembrato che c’era la notte con la luna piena. In quel momento per caso passava un fratello e l’ho domandato:
- Ei, fratello, cosa sta succedendo? Sembra che oggi l’alba sia in ritardo? Che ore sono?
Il fratello stupito mi ha risposto:
- Padre Paissij, cosa hai detto? Non l’ho capito.
E solo allora mi sono reso conto cos’era successo: c’erano le dieci del mattino e “la luna piena” era il sole. Visto che la Luce non creata era troppo forte, i miei occhi, per poterla sopportare, avevano ricevuto una forza maggiore, ed alla fine la luce del sole mi è sembrata come la luce della luna! La luce del sole, in confronto alla Luce non creata, era come la notte in confronto al giorno!”
Questo mi aveva raccontato lo Starez e mi ha detto di andar via perché nel frattempo erano venuti i pellegrini, da lui. Facendo la strada di ritorno, ho sentito un poco anch’io il mio stato animalesco. (pag. 204)