Dmìtrij Borìsovich Kvashnèzkij fa lo psichiatra da più di 25 anni presso il Reparto Tossicologico dell’Istituto di Pronto Soccorso in nome di Sclifosòfskij a Mosca. La maggioranza dei pazienti del Reparto sono le persone che hanno tentato un suicidio e che hanno bisogno dell’aiuto di uno psichiatra o psicoterapeuta. Proprio per questa ragione ci siamo rivolti con le domande a Dmitrij Borisovich.
- Dmitrij Borisovich, perché sorge la depressione e di che tipo può essere?
- Vari tipi della depressione dipendono dalla natura del male. La depressione endogena esteriormente sembra non legata allo stato psichico o fisico di una persona. Lei appartiene alle malattie psichiche che devono essere curate dagli psichiatri. Esistono anche le depressioni reattive che sorgono come una reazione agli eventi spiacevoli nella vita di una data persona.
Allora anche la cura, in ogni singolo caso, sarà diversa. Se nel primo caso la cura sarà esclusivamente farmacologica, nel secondo caso oltre ai farmaci viene usata anche la psicoterapia.
- E come una persona può capire se abbia la depressione oppure il semplice mal umore?
- In sostanza, lo si capisce dalla durata nel tempo. Il mal umore si prolunga da alcuni minuti ad alcune ore. Persino se una persona abbia la reazione per la morte di un suo parente, questa non si deve protrarre per settimane e mesi. Tutte le persone passano penosamente il periodo della mancanza delle persone più care, ma alcune lo sopportano in modo adeguato, alcune cascano nella depressione. Perciò se una persona nota, che il suo stato di afflizione si sta prolungando e non riesce a domarlo con proprie forze, per esempio, prendendo dei leggeri tranquillanti, deve andare da uno specialista.
- Può una persona che sta sopportando una lunga depressione, abituarsi a vivere in questo stato e persino capire che qualcosa non va?
- E’ poco probabile. Perché il pericolo, dov’è? Una persona in questo stato può tentare anche il suicidio. Questo succede perché è molto difficile, fisicamente e spiritualmente, sopportare questo stato. Perciò se una persona abbia la depressione, lei lo vive in modo molto difficile, e non si può fare l’abitudine con lo stato di depressione.
La gravità della depressione può variare. Per esempio, una persona può avere una subdepressione. Questa è la depressione che non arriva alla forma della sua massima espressione, il livello psicotico. In tal caso tutti i parametri non sono marcati, ma anche questa è la depressione.
Poi esiste anche cosiddetta depressione somatica genetica, in questo caso persino i dottori non sempre possono capire la situazione. Per esempio, una persona sembra che abbia molte malattie degli organi interni, va in giro per tutti gli specialisti, fa gli esami. I dottori trovano qualcosa oppure dicono che non abbia niente, ma la persona, con l’accanimento degno di una migliore applicazione, non molla i dottori nella speranza di trovare una malattia per curarla. E poi quando per qualche motivo capita da uno psichiatra, allora si scopre che la causa principale del suo stato non è una malattia del suo corpo, ma la depressione che era passata sul livello somatico. Perciò curare una tale malattia finta si può solo somministrando gli antidepressivi. E quando ci si arriva, allora passa anche la malattia immaginaria.
- Ma se la depressione peggiora, e la persona pensa di suicidarsi, ci siano alcune formule verbali che la potrebbero aiutare a rinnegare questo pensiero?
- Ci sono, ma aiutano non sempre. Questo ancora una volta dipende dal carattere della depressione. Se la depressione sia endogena e sia legata ad una malattia psichica, allora le parole in questo caso agiscono esattamente per il tempo che vengono pronunciate. Per esempio, si dice alla persona: "Non ti preoccupare, va tutto bene”, e lei: "Sì, sì, sì”. Appena l’avete detto, lei va e si fa qualcosa, perché le parole non funzionano.
Se la depressione sia reattiva, anche in questo caso le parole possono non funzionare. Prendiamo di nuovo l’esempio che ho già fatto, con la perdita dei cari. Qui capitano le depressioni molto gravi. Più grave sia la depressione e meno efficaci sono le parole, ma in realtà, insieme ad altri metodi, anche questo viene usato. Conoscendo una data persona, i suoi problemi, quello che sta succedendo con lei, il suo stato in un dato momento, si può dire qualche cosa, ma questo sempre sarà una cura di appoggio, e non quella di base. Oppure, diciamo, durante la guarigione dalla depressione, quando la persona sta riemergendo dalla fossa depressiva, allora questo potrà aiutare, ma ancora - non può essere la cura principale, certamente.
- Ma, per esempio, si sa che le persone che abbiano perso i loro cari, alla fine escono dallo stato della depressione senza l’aiuto d’uno psichiatra. Si vede, che l’aiuto di uno specialista serve non a tutti.
- Non sempre, ma nel caso ideale sarebbe meglio, se ogni persona sia assistita, dopo tale perdita, da uno psicologo o uno psicoterapeuta. Soprattutto se la morte sia istantanea, inaspettata. Secondo la nostra esperienza, i pazienti che accogliamo effettuano il tentativo di suicidio anche dopo un anno dalla morte di un loro caro, ed anche dopo alcuni anni. Come succede? Arriva la data di turno dal momento della morte della persona cara che di regola viene onorata in cimitero… assalgono i ricordi, poi ci sia una dose di alcool che annulla i freni che di solito funzionano, e la persona cerca di farsi qualcosa. Capita spesso.
- Cioè, sarà meglio non usare l’alcool in qualità di antidepressivo?
- Questo, lo si può dire forte, lui sempre ha il ruolo negativo. Spesso fa dall’ultimo fattore che spinge una persona al suicidio.
- Ci sia una categoria abbastanza vasta delle persone che sono in depressione perché gli sembra che nessuno le ami, che vada tutto male al lavoro, che le offendano gli amici… Che consiglio si può dare a loro?
- In questo caso bisogna fare un lavoro su sé stessi, sviluppare la propria personalità, perché queste persone fin dall’inizio hanno il valore di sè stessi diminuito, e questo dipende dal carattere. Ci sono dei determinati gruppi dei caratteri umani. Una persona attiva, sempre con il buon umore non può cadere in questo stato. E ci sono le persone introverse, rivolte verso sé stesse, e non verso gli altri. Tali persone di regola non sono comunicative, non sono molto attive, piuttosto passive, amano essere guidate dagli altri. Poi sulla personalità fa l’impressione, certamente, l’ambiente, che durante la vita lascia la sua impronta – questo vuol dire: il socializzare e l’educare da parte dei genitori e il giro degli amici.
Capita che le persone abbiano qualche difetto esterno, per esempio, il sovrappeso. Questo, naturalmente, aggrava la situazione. Tali persone quando diventano adulti capiscono che bisogna fare qualcosa con sé stessi, bisogna lavorarci sulla propria personalità, allora il valore di sé stessi aumenta. Oppure, per esempio, una persona arriva nel suo campo a qualche risultato, ed allora il proprio difetto esteriore cessa di essere così importante, non è più attuale. Ma questo capita non tanto spesso. Più spesso le persone si abbattono, ed allora diventa difficile aiutare sé stessi. In tal caso hanno bisogno d’aiuto, ed anche d’aiuto di uno specialista.
- Dmitrij Borisovich, che consiglio può dare alle persone passive, dipendenti – come possono far sviluppare il proprio carattere?
- Qui ci siano molti fattori. Prima di tutto, bisogna svilupparsi come una personalità. Se una persona si offende facilmente, vuol dire lei dipende totalmente dall’opinione degli altri. Perché la persona possa superare questo difetto, deve succedere qualcosa di grave. Per esempio, capita qualcosa in famiglia. E se una volta la persona contava su qualcuno, questa volta deve risolvere il problema da sé e, volente o nolente, la persona si sforza – perché in tale situazione o la persona perisce o torna a galla. Questi scrolloni di vita e le situazioni di stress possono portare al suo cambiamento. La persona in questione deve rendersi conto che questo gli sia indispensabile. Se lo capisce, allora si può dire che la gran parte del lavoro è fatto.
Anche qui gli potrà aiutare uno psicologo o uno psicoterapeuta. A qualcuno aiutano molto i Centri dell’Appoggio Psicologico dove uno psicoterapeuta lavora con un gruppo. Ma se ne rendono conto solo pochi. Capita anche diversamente. La persona può incontrare le altre persone che l’aiutano ad aprirsi. Qualcuno arriva alla Chiesa, a Dio, ed allora tutto, nella vita di una persona, cambia notevolmente.
- Capita che la persona si rivolge ad uno psicoterapeuta, ma non riceve l’aiuto duraturo che aspettava, ed allora la persona se ne va, e basta.
- Questo capita spesso. Perché non bisogna sperare, che se sei andato da uno psicoterapeuta, allora tutto andrà per il verso giusto. Ci sono molti fattori, per esempio, il contatto con lo specialista. Il criterio c’è uno solo: se la persona capisce che il risultato ci sia, allora la cura va prolungata, ma se capisce che non migliora, allora bisogna cambiare lo psicoterapeuta. Bisogna agire con il metodo di ricerca. Ci sono dei casi quando i genitori portano dallo psicoterapeuta il loro bambino o l’adolescente che non vuole comunicare con uno specialista, e poi vede l’atteggiamento formale e disinteressato, e comincia a pensare che tutti gli psicoterapeuti siano come questo. E’ importante evitare tale situazione.
- Quali sintomi fanno da indizi delle serie malattie psichiche (schizofrenia, psicosi maniacali depressivi etc.) e devono indurre la persona ad andare da uno psichiatra?
- In primo luogo, se la depressione non sia provocata dalle circostanze evidenti della vita della persona, lei può essere qualificata come una malattia psichica. Per esempio, se una persona perde un suo parente stretto, questa è una causa abbastanza adeguata per l’inizio della depressione. Se vada tutto bene, nella vita di una persona, non ci siano le tragedie, ma lei nota che, per esempio, nel periodo autunnale oppure quello primaverile lui o lei diventa malinconico, abbia il mal umore, l’insonnia, allora si tratta di qualcos’altro.
In secondo luogo, la depressione può essere una tappa nello sviluppo di una grave malattia psichica.
Come la si può notare, la propria malattia psichica? Dapprima, come di regola, si disturba persistentemente il sonno senza alcuna causa evidente. Poi si aggiungono i cambiamenti dell’umore, sia verso il miglioramento, dell’attività verbale e motoria eccessiva che porta allo stato quando alla persona bastano 2-3 ore di sonno in 24 are; sia verso il peggioramento, quando la persona sta sdraiata e non vuole fare niente, e se non sarà disturbata rimarrà sdraiata. Poi si aggiungono l’ansia, la paura, più volte inconscia, la svogliatezza di vivere.
Se in questa tappa lo sviluppo della malattia non finisce, possono apparire le visioni, il delirio. Però su questo punto una persona di solito non si rende più conto del suo stato, cioè lei capisce che qualcosa non va, ma non di più.
Ma se questo sia il delirio, allora è ancora peggio, perché le sembra che proprio ora lei comincia a vedere il quadro chiaro e che lei abbia capito tutto. In questo caso è impossibile farla ragionare e far capire che sia malata, questo potrà provocare, nella persona, anche l’aggressione.
- Come sappiamo, nei malati i periodi di acutizzazione e di remissione si alternano. Nel periodo di remissione una persona può rendersi conto cosa le stava succedendo poco fa, nel periodo di acutizzazione?
- Può farlo. Ma il male è che quando comincia il periodo di acutizzazione, lei di nuovo perde la capacità di vedere chiaro il proprio stato. Più spesso succede, che i segni della malattia notano i suoi parenti o l’ambiente, ma non la persona interessata.
- Sempre la persona che si ammala, arriva alle malattie come schizofrenia, la psicosi maniacale depressiva attraverso la depressione, oppure questa tappa può mancare?
- Come regola, ci arriva proprio attraversando questa strada. L’altro discorso è che la tappa della depressione può avere varia duratura nel tempo (da alcune ore ad alcuni mesi) e di varia intensità, può essere non marcata. La gente molto spesso spiega i propri problemi con la stanchezza, con l’affaccendamento e non presta l'attenzione a loro. Comincia a notarli solo quando questa tappa finisce e comincia un’altra, per esempio, la psicosi.
- E’ chiaro che alle persone non piace riconoscersi malate di mente. Per quanto sia importante invece di farlo e, senza rinviarlo, ricorrere all’aiuto di uno psichiatra?
- Quali dubbi ci possono essere, visto che queste malattie portano le persone all’invalidità ed al disadattamento sociale? Se dire in altre parole, la personalità si disintegra. Se all’inizio della malattia la persona è socialmente attiva, al culmine di essa diventa un rottame.
- Con quale successo vengono curate le malattie psichiche?
- Con la presenza di un grande arsenale dei metodi di cura, queste malattie si curano difficilmente e in modo prolungato, e poi vengono considerate le malattie croniche. Con questo, se rivolgersi ai dottori prima possibile, si può mantenere il paziente nello stato stabile e socialmente attivo. Prima si ricorrerà all’aiuto dei dottori, meglio è. Perché molti rinnegano riconoscere il fatto della malattia, e poi, quando viene la coscienza di essere malati, cercano di curarsi con i propri chissà che rimedi. Più a lungo si va per questa strada, più pesanti forme prende la malattia.
- I pazienti psichici vengono curati in stazionario o in ambulatorio?
- Dipende dal paziente. Se il suo stato è acuto, certamente, non lo si può curare in ambulatorio. Ma se la persona non vuole essere ricoverata ed il suo stato non è molto grave, presso gli ospedali esistono degli stazionar diurni. Di giorno il paziente riceve le cure e di sera torna a casa.
- E’ possibile la guarigione totale?
- Se la remissione, cioè lo stato normale, dura 20 – 30 – 40 anni, si può condizionatamente parlare di una guarigione.
- Si dice che tra le subculture adolescenti come EMO e GHOTE esiste l’intero culto di depressione, il culto di suicidio. Loro entrano nel numero dei vostri pazienti?
- Tra i rappresentanti di queste subculture ci sono molte persone malate psichicamente. Immagino che loro ci capitano, in queste subculture, nella ricerca della possibilità se non di risolvere i loro problemi, ma almeno di trovare le persone con gli stessi problemi, che li capiranno.
- Cioè, se avessero trovato l’attenzione, l’appoggio, l’interesse nell’ambiante più positivo, la loro vita avrebbe avuto un’altra rotta?
- L’attenzione, il calore spirituale hanno un grande ruolo nella vita di ogni persona. Secondo la mia esperienza, fino al 100% degli adolescenti tossicodipendenti hanno la radice dei loro problemi nella loro famiglia. Loro possono vivere in una gabbia d’oro, studiare nei licei di prestigio, ma tutti loro non hanno il contatto vero, realmente intimo con i propri genitori.
- Quali sono le cause tipiche della depressione e del suicidio delle persone anziane sane psichicamente?
- Prima di tutto, le malattie croniche somatiche che portano al ribasso o alla perdita della possibilità di autosufficienza. Sorge il senso di colpa davanti ai parenti, perché quelli li devono assistere. Poi ci sia anche il senso che in avanti, in questa vita, non li aspetta niente di buono.
- Se parlare non solo della gente che si trova nello stato della depressione, ma dei suicidi in totale, come si può aiutarli di prendere la coscienza del fatto, che loro non otterranno niente se compieranno un suicidio?
- Solo curandoli. Secondo il canone della psichiatria, ai priori il suicidio, per una persona, è una cosa anormale. E’ contro le leggi della natura. Il suicidio è il passo estremo. Prima che una persona si decida di eseguirlo, lei prova varie uscite dalla situazione, coscientemente o incoscientemente. Ma quando si rende conto che tutte le varianti siano state provate, le sembra che le rimane l’ultimo passo. Se le dire: "Sa, se Lei guarderà il problema dall’altro canto, vedrà altri modi di uscirne” – lei in quello stato non vi capirà.
In quel caso è molto importante lavorare con la persona per un certo periodo. E quando la persona poi esce da quello stato, lei capisce: "Sì, io non potevo rendermi conto che questo sia così semplice e ovvio; se guardare il problema dall’altro canto, si presenta persino poco serio”. Ma questo, succede dopo.
Cioè, trovandosi in quello stato, una persona si trova nella coscienza non del tutto normale, e proprio per questo tali persone poi capitano nel reparto psichiatrico, perché la persona in quel momento si trova nello stato psicotico. Molti dicono: "Perché mi stiano salvando? Questa, è la mia scelta!”, e noi rispondiamo molto semplicemente: "Lei ha uno stato di malattia, che bisogna curare. Quando passerà, Lei vedrà che non aveva ragione”. Questa, è la dichiarazione molto diffusa, dei pazienti in depressione. Ma come il risultato della cura, viene risparmiata la vita umana.