La Chiesa Cafolica Ortodossa (di arciprete Antonio Lotti)
La Chiesa Cafolica Ortodossa (di arciprete Antonio Lotti)
LA CHIESA CAFOLICA ORTODOSSA
Fonte: Estratto di un testo composto
dal Molto Reverendo Padre Antonio LOTTI,
Arciprete Decano
delle Parrocchie Cristiane Ortodosse del Patriarcato di Mosca
della Diocesi di Chersoneso
appartenenti al Decanato d'Italia.
Le vicende storiche dell’Europa Orientale e del Medio Oriente e l’ampliamento delle conoscenze hanno fatto scoprire all’opinione pubblica anche la Chiesa Cristiana Ortodossa. Qual’è la fede di questa Chiesa, e in che cosa si distingue all’interno del Cristianesimo?
"Ortodossia” è parola greca che si può tradurre nel nostro linguaggio moderno con: "autentica Fede”. Autentica fede cristiana, dunque, cioè quella, consegnata da Cristo agli Apostoli e da essi trasmessa alle successive generazioni, senza interruzioni, senza aggiunte e senza mutilazioni. Gli Ortodossi hanno dunque tutta la completezza della fede cattolica. Ancorati all’antica fede dei loro Padri, gli Ortodossi rifiutano soltanto le novità che la Chiesa di Roma ha aggiunto, e le riduzioni che la Riforma Protestante ha operato all’antica fede cattolica. La Chiesa Cattolica Ortodossa è universale: fino a poco dopo l’anno Mille essa abbracciava Oriente ed Occidente in un’unica comunione di fede e di sacramenti; anche Roma fu dunque ortodossa nei suoi primi mille anni del Cristianesimo, professando la retta fede (Ortodossia) dell’unica Chiesa indivisa.
Destano attenzione nell’Occidente moderno, alcuni aspetti della Chiesa Ortodossa. Essi non sono "particolarità di un rito , classificato poi come bizantino, sono invece naturali e radicate manifestazioni di una fede un tempo comune a tutti i Cristiani:
- l’organizzazione della Chiesa come era alle origini.
- il mantenimento dell’antico Credo.
- la venerazione della Madre di Dio.
- la semplicità sul destino dei defunti.
- l’antica amministrazione dei Sacramenti.
- Il potere di sciogliere il matrimonio.
- la santificazione del tempo e la teologia delle Icone.
- il servizio del Clero sposato.
- il compito missionario.
- i rapporti con le Chiese non ortodosse, nate nel corso della Storia.
Svolgeremo solo questi aspetti meno noti all’osservatore occidentale per tratteggiare un quadro dell’Ortodossia.
1. L’organizzazione della Chiesa come era alle origini.
La Chiesa è, secondo l’espressione dell’Apostolo Paolo, il Corpo di Cristo; Cristo stesso, e nessun altro ne è il Capo. La Chiesa è una sola. come uno solo è il Corpo di Cristo. Gli scismi (separazioni) avvengono dalla Chiesa, non nella Chiesa. Nella Chiesa Romana si fece strada nel tempo l’idea che l’unità visibile della Chiesa risiedesse nel Papa di Roma, visto come capo universale e, solo più tardi, considerato come infallibile. Per la Chiesa delle origini, l’unità sta invece nella professione comune dell’unica ed autentica fede che culmina nella comune partecipazione all’unica Eucaristia. La Chiesa è immagine dell’Eucaristia: come in ogni frammento dell’Eucaristia è pienamente presente il Cristo, così ogni Chiesa locale è pienamente Chiesa e non parte di essa, se vive in piena comunione di fede e di sacramenti con le altre Chiese locali. La Chiesa è contemporaneamente immagine della Trinità: nella Trinità ogni Persona è Dio vero e completo, e non parte di Lui, e vive in piena comunione di essenza e di volontà con le altre Persone; nella Chiesa universale, cioè Cattolica, ogni Chiesa locale è pienamente Chiesa e non parte di essa, se vive in piena comunione di fede e di Sacramenti con le chiese locali.
Il Vescovo è colui che nella chiesa locale tiene il posto di Cristo, è garante dell’insegnamento degli Apostoli e trasmette i Sacramenti. Titoli particolari come Patriarca, Metropolita, Arcivescovo indicano solo un servizio nell’ambito della Chiesa, ma non poteri personali. La Chiesa Universale si governa mediante i concili locali e generali.
L’evoluzione del Patriarcato di Roma in Papato assoluto e infallibile è un processo storico iniziato nel Medio Evo occidentale e culminato solo nel 1870 col Concilio Vaticano I: quel Concilio, su ordine del Papa, scomunicò e maledì (anathema) da allora in poi, ogni essere umano che non creda nell’infallibilità del Papa e nell’autorità da se stesso proclamata di Vicario di Cristo e Vescovo dei Vescovi. Tuttora, secondo la Chiesa di Roma, queste dichiarazioni, gravissime per l’antica fede cristiana, restano valide, malgrado l’imbarazzato tentativo di attenuarle ogni volta che vengono denunciate. Questa dottrina è spesso ignota, in tutta la sua portata, agli stessi fedeli della Chiesa di Roma. La restituzione al Papa di Roma della figura di significato onorifico che aveva il suo primato nel primo millennio del Cristianesimo, iniziata col Concilio Vaticano II, non è riuscita a realizzarsi nel suo interno. Quando questi tornerà ad essere l’antico Patriarca di Roma, soggetto ai Concili e primo soltanto per onore tra gli altri Patriarchi delle Chiese di Dio, e i Vescovi ora a lui sottomessi avranno la completa dignità che l’antica Chiesa conferisce loro, allora la Chiesa di Roma riacquisterà l’organizzazione che aveva mantenuto nel primo millennio, e ciò sarà un’ottima base per la riconciliazione delle Chiese.
2. Il mantenimento dell’antico Credo.
Il Credo è il biglietto di presentazione del Cristianesimo. Esso non sarà riportato qui per brevità, ma ogni comunità ortodossa italiana potrà fornire, a chi vorrà approfondire, la traduzione ufficiale tratta l’originale greco.
Colpisce, rispetto al Credo della Chiesa Romana, l’assenza del Filioque. In reaItà non si tratta di carenza presso gli Ortodossi, ma di aggiunta presso la Chiesa Romana: questa è una realtà storica, che non può essere contestata. Ma spieghiamo di che si tratta.
All’articolo VIII del Credo, il testo originale così riporta: "E (credo) nello Spirito, che è Santo, Signore, creatore di vita, è emesso dal Padre, insieme col Padre e col Figlio è adorato e glorificato, parlò per mezzo dei Profeti”. Tutto il Credo è decisione di un Grande Concilio, tenuto nell’anno 325, e chi lo altera si pone fuori dalla Chiesa.
La Chiesa di Roma modificò ufficialmente solo nel 1014 il Credo nella frase: "che...è emesso dal Padre” aggiungendo la parola Filioque , che significa "... e dal Figlio”. Il risultato fu un sopruso sul Concilio (il Concilio esprime la fede della Chiesa ed è superiore ad ogni singolo Vescovo, fosse pure Patriarca), ma anche una grave alterazione di quanto rivelato sulla Trinità di Dio.
Anche qui c’è il risultato di un processo storico che impose al Patriarcato di Roma, fino ad allora ortodosso, una dottrina sviluppata ai tempi di Carlo Magno in ambienti di mala fede. […]. La Chiesa anglicana con tutta la Comunione Episcopaliana, la Chiesa Vetero-Cattolica, la Chiesa Luterana e la Chiesa Valdese, che hanno ereditato il Credo alterato dalla Chiesa Romana hanno riconosciuto, in seguito ai contatti con la Chiesa Ortodossa, l’errore storico e teologico del "Filioque”.
3. La venerazione di Maria di Nazareth come Madre di Dio.
Il solo nome dato a Maria di Deìpara (cioè di Colei che ha partorito Dio, in greco Theotòkos) racchiude tutto il mistero del progetto di Dio per l’uomo. Ella viene invocata costantemente in tutte le preghiere, le sue Icone sono dovunque: eppure l’Ortodossia non ha mai osato separarla dal mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio, di cui Ella è libera protagonista: le è dunque estraneo il dogma dell’immacolata Concezione (cioè che Maria fosse stata concepita, come essere umano, senza peccato originale, nel grembo di S.Anna), aggiunto nel 1854 dalla Chiesa Romana.
La Chiesa Ortodossa contempla l’incontro di un lungo processo di purificazione del popolo eletto Israele, con il personale libero "si” di Maria al progetto di Dio per tutta l’umanità. Il peccato di Adamo, qui detto originale, per i Padri della Chiesa comportò la condanna per ogni uomo a dover morire. I peccati di ogni uomo sono la conseguenza del suo dover morire. Maria, anche se mortale come tutti noi, non si lasciò prendere da questo contagio, vivendo perfettamente dalla parte di Dio. Non c’è dunque bisogno di pensare che Maria sia l’eccezione ad una eredità al peccato: ciò limita la sua libertà umana di fronte al bene e al male e sminuisce il suo libero "si”, facendone una sorta di essere geneticamente programmato da Dio per la salvezza umana.
La Chiesa Ortodossa celebra con grande venerazione la morte di Maria, la sua sepoltura, e la sua Resurrezione, anticipata sì ma comune a tutti gli esseri umani, quando Cristo ritornerà. La sua Festa detta della Dormizione (15 agosto), viene sentita come una seconda e misteriosa Pasqua.
4. La semplicità sulla destinazione dei defunti
La Chiesa Romana ha aggiunto, dopo la separazione con l’Ortodossia, due insegnamenti sulla destinazione delle anime dei defunti. il primo insegnamento vuole che non basti il perdono dei peccati dei viventi operato dalla Chiesa, ma che sia necessario alle anime dei defunti pagare una riparazione in un soggiorno detto Purgatorio. Solo dopo la riparazione sarebbe consentito l’ingresso in Paradiso.
E’ inutile cercare nelle Scritture e nella Tradizione degli Apostoli questa dottrina, semplicemente perché non c’è.
L’Ortodossia con S.Paolo, professa che ciascuno sarà giudicato per ricevere il compenso delle proprie opere, compiute finché era in vita, sia in bene, sia in male, Professa inoltre, sulla parola di Cristo, che alla Chiesa è stato dato il potere di legare e di sciogliere, e che tutto ciò che essa lega sulla terra, resterà legato nei Cieli; e che tutto ciò che essa scioglie sulla terra, resterà sciolto nei Cieli.
Lo scioglimento dal legame col peccato (assoluzione), operato dalla Chiesa è dunque pieno e totale, e non ha più bisogno di riparazioni.
L’Ortodossia vede il peccato come una malattia dell’anima, parallela ai mali fisici del corpo, ed opera il compito della guarigione su chi riconosce di essere malato e chiede di essere guarito. Ecco perché è importante accostarsi all’unica Chiesa che ha ricevuto questo potere pieno di legare e di sciogliere direttamente dal Cristo, che ne è la fonte.
Non esiste nemmeno la possibilità di trasferire i meriti sovrabbondanti di Cristo e dei Santi per colmare i debiti dei peccatori (dottrina delle Indulgenze): questo è il secondo insegnamento estraneo all’Ortodossia.
Nulla è detto di ciò nel Vangelo e nella Tradizione degli Apostoli, né è necessario, visto che non è necessario neanche il Purgatorio.
Sebbene il suo insegnamento sul destino dei defunti sia semplice ed austero, la Chiesa Ortodossa non cessa di pregare per la salvezza di tutti, viventi e defunti, per far trovare clemenza di fronte al Tribunale di Cristo nell’Ultimo Giorno, momento della fine dei tempi, della resurrezione di tutti gli uomini e del loro giudizio.
5. L’antica amministrazione dei Sacramenti
Il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, sono le tappe dell’inizio della vita in Cristo. E’ questo l’ordine esatto con cui questi sacramenti vengono amministrati sin dagli inizi del Cristianesimo. Il battezzando viene totalmente immerso e fatto riemergere per tre volte dalle acque, perché questo è il mistero della morte alla vecchia vita nel peccato, e della sepoltura e resurrezione insieme con Cristo.
L’atto di versare un po’ d’acqua solo sul capo (infusione) viene ammesso solo nelle gravi urgenze, ed è dunque l’eccezione. L’infusione, come uso normale nelle Chiese Romana e Protestanti stravolge, agli occhi degli Ortodossi, il mistero stesso del Battesimo, e non solo il suo aspetto esteriore.
Appena battezzato, il fedele viene unto col "Sacro Mirro" (Cresima) mediante un piccolo segno di Croce in ogni parte principale del corpo, non solo in fronte. Il momento della Cresima è subito dopo il Battesimo perché essa è il Sigillo del Dono dello Spirito Santo. Non può accostarsi alla Comunione al Santo Corpo e il Prezioso Sangue di Cristo chi non stato segnato dallo Spirito Divino.
Nelle Chiese Romana, Luterana e Anglicana, la Cresima è spostata dopo molti anni, per divenire un rito tardivo di conferma dello Spirito Santo soggetto all’acquisto della ragione adulta da parte del fedele, ed amministrata dopo la Comunione (addirittura anni dopo): anche in questi caso è evidente che è andato perduto il senso profondo con cui la Chiesa antica conferiva questo Mistero.
Nella Chiesa Ortodossa, la Cresima è compiuta dal Sacerdote che ha appena celebrato il Battesimo, e non dal Vescovo in un altro momento come avviene nella Chiesa Romana. Ciò è dovuto al fatto che il Sacerdote, quando celebra qualunque Mistero divino, agisce sempre in sostituzione e per conto del Vescovo, il quale nella Chiesa locale tiene il posto di Cristo e dispensa i Doni che Cristo Stesso ha preparato per la Sua Chiesa.
Fare la Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, nutrimento divino dei Cristiani, vuol dire sia mangiare il Santo Pane sia bere dal Santo Calice come comanda lo stesso Signore: "...Prendete e mangiate...”, "...Bevetene tutti…”.
I fedeli della Chiesa Romana, prendendo l’Ostia, cioè il solo pane, e per di più azzimo, cioè non lievitato, non ricevono la Comunione completa.
Non è colpa loro se il Clero anti-ortodosso dei conquistatori Franchi (sotto Carlo Magno), durante il Medio Evo, preso il controllo della Chiesa Occidentale, privò i Cristiani Occidentali dei vero Pane e del Calice: tali fedeli hanno però ancor oggi il dovere di essere consapevoli e responsabili dei Doni Divini che ricevono, e devono conoscere di quanta grazia e di quanta dignità sono stati così privati.
L’Eucaristia viene amministrata subito dopo il Battesimo e la Cresima, anche quando il neo-battezzato è un bambino. In seguito egli riceverà la Comunione ad ogni Divina Liturgia. Quest’uso è anch’esso molto antico, e risale a quando la famiglia pagana, al completo, si convertiva al Cristianesimo. Del fatto che i bimbi non sono coscienti rispondono i genitori e i padrini, i quali testimoniano per la loro fede, esattamente come accade nelle Chiese Romana e Protestanti per il solo Battesimo.
Le Chiese Occidentali amministrano il Battesimo ai bimbi in tenera età perché professano che essi sono eredi del "peccato originale” e condannati, in caso di morte senza Battesimo, al Limbo.
Anche questa dottrina è un’innovazione rispetto alle tradizioni cristiane delle origini, che hanno sempre professato che gli esseri umani non nascono eredi e responsabili del peccato di Adamo, ma sono soggetti a contrarIo con la crescita, acquistando coscienza e volontà.
Nella Chiesa Ortodossa dunque, i bimbi vengono battezzati per estendere anche a loro quanto prima la vera natura umana restaurata da Cristo; e ciò vale anche per gli altri due Misteri dell’iniziazione cristiana: la Cresima e l’Eucaristia.
L’osservazione che il Battesimo per immersione farebbe ammalare e che la Comunione completa diffonderebbe malattie contagiose, può essere fatta solo da chi è privo della fede: chi altri può temere da Dio doni cattivi, quando Egli ne offre di buoni? Oppure si deve ammettere che non si tratta di doni divini? Ma a chi non ha fede si può rispondere anche con argomenti non di fede: non esiste nella Storia della Medicina la minima segnalazione di malattie trasmesse dal Sacro Calice, nemmeno dell’AIDS né dell’aumento statistico di malattie col Battesimo completo, e i Cristiani Ortodossi non ne sono affatto sorpresi.
6. Il secondo Matrimonio dei divorziati
Nella Chiesa Ortodossa il Misatero del Matrimonio è un’incoronazione dei coniugi ad una grandiosa missione di amore, sacra ed inviolabile.
La Chiesa Ortodossa ha ricevuto direttamente da Gesù Cristo il potere di legare e di sciogliere sulla terra ogni cosa, perché resti legata e sciolta anche nei Cieli: spetta dunque ad essa di operare questo legame divino, istituito sin dalla Creazione dell’uomo e della donna.
Spetta anche ad essa di dover sciogliere il Matrimonio nel caso di rottura della sua santità e della sua esclusività, a causa soprattutto dell’adulterio: anche in questo caso essa agisce secondo il comando di Cristo.
La Chiesa, popolo di Dio del Nuovo Testamento, ha imparato da Cristo stesso a considerare odioso il ripudio. Lo scioglimento del matrimonio (divorzio), non è come il ripudio una cacciata della moglie da parte del marito, ma un atto risolutivo della Chiesa: essa mette sullo stesso piano di responsabilità l’uomo e la donna; essa non tollera la profanazione del Sacramento e la rovina di due anime perdute alla comunione spirituale e fisica e mai più riconciliabili.
L’officiatura del secondo matrimonio assume un carattere penitenziale e viene consentito, come abbiamo già visto col divorzio, per il bene di chi ha visto senza colpa fallire il primo matrimonio.
L’annullamento del Mistero Divino, cioè il considerarlo come non mai avvenuto, anche quando realismo e buon senso gridano il contrario, non esiste per la Chiesa Ortodossa, perché essa esercita in modo attivo il potere divino di legare e di sciogliere.
Le Chiese Occidentali assistono passivamente all’unione dei fidanzati (per esse sono i fidanzati i ministri di questo Sacramento ) e alla constatazione eventuale del difetto di unione, che può portare alla sua nullità.
Nella Chiesa Ortodossa il Ministro del Matrimonio, cioè colui che lo rende effettivo, è il Vescovo o il Sacerdote da lui delegato, e non gli stessi fidanzati.
Sempre la Chiesa Ortodossa sana il difetto di un matrimonio celebrato al di fuori di essa, nel caso del ritorno alla fede ortodossa di due coniugi.
Per lo stesso motivo un divorziato secondo le leggi civili (estranee dunque alla Chiesa), che diviene in seguito Ortodosso, può sposarsi in Chiesa col rito festoso del primo Matrimonio, perché quello è l’unico matrimonio che la Chiesa Ortodossa avrà legato.
7. La santificazione del tempo e il culto delle Icone
L’intreccio di più cicli liturgici con un immenso patrimonio di inni in un ordine di ufficiature di grande tensione spirituale, spiega l’attaccamento al culto dei Cristiani Ortodossi.
I cicli liturgici forniscono chiara l’idea della santificazione del tempo. Gli inni, insieme con i Salmi e le letture bibliche, impegnano il fedele alla comprensione, alla meditazione e alla partecipazione al progetto di Dio per l’uomo. Tutti gli Ortodossi sentono profondamente la comunione di preghiera con il resto della Chiesa, visibile ed invisibile. Essi si riuniscono per entrare nella sacralità del tempo liturgico, già e non ancora giorno senza declino del Regno dei Cieli, e per portare come possono nel mondo i doni della regalità, del sacerdozio e della profezia, conferiti loro in quanto figli di Dio.
Le Icone non sono che un aspetto di questo Regno già inaugurato dentro la Chiesa. L’inaudito annuncio che Dio ha condiviso la nostra natura ed è stato da noi veduto e toccato, si traduce anche nel potere di dipingere il Dio invisibile che si è reso visibile come uomo e nella venerazione della Immagine sul cui modello l’umanità è stata plasmata.
L’umile Maria di Nazareth è vista nelle Icone come Colei che è più vasta dei cieli, per aver contenuto l’Incontenibile, Gesù Cristo, il quale, lo ricordiamo, è Dio, Figlio di Dio e Dio fatto uomo; ancora, tutti gli esseri umani ricolmi delle energie divine, i Santi, trovano raffigurazione e venerazione come cari compagni, ardenti intercessori e luminose guide nell’ingresso al Regno dei Cieli.
Nulla a che fare hanno le Icone con statue e con esperienze artistiche personali: le lcone rispecchiano la coralità della fede di tutto il popolo di Dio e obbediscono al divieto di idolatria dell’Antico Testamento.
8. Il Clero sposato
La figura del Sacerdote con moglie e figli è sempre esistita in tutto il cristianesimo. Per abolirla, in Occidente, ci vollero secoli di duro lavoro finché anche questo cambiamento allontanò la Chiesa Romana dalla Chiesa Indivisa.
La figura del Sacerdote celibe, cioè non sposato né monaco, è vista in Ortodossia come ambigua e incompleta, perché secondo l’antica tradizione, il Vescovo sceglie per il Sacerdozio uomini che dimostrano un equilibrio non solo nella sfera psichica, ma anche fisica: dunque quanti già sposati e maturi nel loro ambiente, oppure quanti hanno radicalmente rifiutato il mondo abbracciando il monachesimo.
L’argomento che solo i Sacerdoti senza famiglia svolgano degnamente il compito, è infelice: tali ideali vengono altrettanto nobilmente raggiunti da quelli sposati, e la famiglia offre in questo caso un meraviglioso sostegno.
9. Il compito della missione
Fare proseliti è un compito assegnato da Cristo stesso alla sua Chiesa. Nel linguaggio comune, però, la parola proselitismo ha preso un significato negativo. Ciò dipende dal fatto che esiste anche una stortura nel fare proseliti, una specie di brigantaggio spirituale, che approfitta dell’ignoranza e del bisogno della gente per convertirla a Chiese potenti.
La Chiesa Ortodossa, da parte sua, non sempre è riuscita a salvare questi suoi fedeli, a causa della povertà di mezzi da opporre, delle leggi un tempo contrarie, e forse anche per il timore di doversi scontrare con le Chiese non ortodosse politicamente forti.
Eppure altrove essa ha sempre mantenuto il compito della missione, a dispetto delle tristi condizioni storiche che l’hanno attanagliata: in tutti i Continenti esistono Diocesi Ortodosse fiorenti, nate dal limpido annuncio della Vita nuova in Cristo nell’unica Chiesa da Lui stesso fondata.
L’Italia, dopo lo scisma dell’anno mille ha solo visto perdere fedeli Ortodossi: storici della Chiesa Cattolico-Romana calcolano che circa quattro milioni di fedeli, con vari metodi passarono alla Chiesa papale, soltanto a cavallo del XVI secolo.
Si è tuttavia sperimentata in questi ultimi decenni una rinascita dell’Ortodossia grazie agli stessi italiani che vi hanno fatto ritorno.
Gli Ortodossi Italiani oggi non solo invitano al ritorno quei confratelli orientali che furono portati a lasciare la Chiesa, ma presentano la loro fede agli stessi Italiani nel solo modo degno, cioè con trasparenza e correttezza.
Essi predicano col coraggio e con la semplicità della fede il ritorno alla Chiesa unica, santa, cattolica ed apostolica, cioè Ortodossa, perché non di conversione a nuove religioni si tratta, ma del ritorno alle nostre stesse origini cristiane.
10. I rapporti con le Chiese non Ortodosse
Dire rapporti fra le Chiese, oggi vuol dire Ecumenismo. Nei suoi intenti più nobili, l’Ecumenismo è il dialogo di amore, il sincero rispetto e il reciproco aiuto fra le Chiese nate nel corso della Storia.
L’Ecumenismo, (da ecumène cioè: mondo abitato dagli uomini), nacque in occidente per riunire tutto il Protestantesimo.
Le Chiese Ortodosse, aderendo nel dopoguerra al Consiglio Ecumenico, gli diedero un volto diverso: non rinunciarono a proclamarsi vera e unica Chiesa e contemporaneamente vi apportarono la loro linfa spirituale, ormai dimenticata in Occidente.
La Chiesa Romana non vi ha mai aderito a pieno titolo, ma partecipa a diverse iniziative comuni. I grandi temi del disarmo e della pace, della giustizia fra i popoli, dei diritti dell’uomo, della tolleranza civile e della sacralità di ogni forma di vita e dell’ambiente portano il contributo e la firma delle Chiese Ortodosse.
Molti confondono il Concilio Vaticano Secondo, detto "Ecumenico”, con l’Ecumenismo. In questo caso la Chiesa Romana intende riferirsi non alla collaborazione di tutte le Chiese Cristiane, bensì alla diffusa partecipazione al suo più recente Concilio di tutti i Vescovi di obbedienza papale.
Anche l’idea che l’Ecumenismo sia la sottomissione ad un’unica e potente Chiesa, è estranea al movimento.
La Chiesa Ortodossa contempla piuttosto il maturo ritorno di tutte le Chiese storiche alla fede e alla tradizione dell’antica e unica Chiesa indivisa, e respinge ogni abbraccio che soffoca.
Nel vortice dei gesti spettacolari ma vuoti e delle dichiarazioni solenni ma sorde, questo è, dopo secoli, l’unico concreto ritorno alla fede comune senza bisogno di forzature, inganni, sottomissioni.
La Chiesa Romana dovrà tenerne conto, quando predica la sottomissione universale al Papa, come modello di unità cristiana.
Conclusione.
La presentazione dell’Ortodossia qui offerta è consciamente limitata: molti argomenti non vi hanno trovato posto e quelli trattati sono appena accennati.
Ogni Comunità Ortodossa canonica di lingua italiana fornirà, a chi voglia approfondire, tutti i libri da consultare e la gioiosa ospitalità durante gli offici in Chiesa.
Lo scopo di questo scritto era piuttosto di tratteggiare il Cristianesimo Ortodosso, da altri presentato spesso in termini negativi o solo folkloristici.
L’ambiente di frasi ad effetto e di verità scontate in cui viviamo sa addormentare nobili aspirazioni, come il diritto a pensare con le proprie forze, il desiderio di scelte coerenti e la sete di conoscenza.
Le affermazioni che "tutte le fedi sono uguali ", che "tanto basta credere in Dio”, che "insistere sulle differenze non è segno di carità”, che "bisogna lavorare per l’unità "e altre del genere, finiscono non per liberare, ma per formare una catena di conformismo.
Se abbiamo spezzato un solo anello di questa catena, sia gloria a Dio.